Nel 2030 avremo bisogno di due pianeti Terra perchè consumiamo più risorse di quelle che si rigenerano e perchè divoriamo il patrimonio naturale terrestre.

nel 2030 avremo bisogno di due pianeti terra perchè consumiamo piu delle risorse che si rigenerano e perchè divoramo il patrimonio naturale terrestreE' l'allarme lanciato nel Living Planet Report, il rapporto biennale realizzato dal Wwf. Già da ora, se tutti usassero le risorse naturali quanto noi italiani (e siamo 29esimi nella classifica dei massimi “consumatori”), già oggi i pianeti necessari per la specie umana sarebbero quasi tre: 2,8, per la precisione. Ognuno, nel nostro paese, ha praticamente bisogno di 5 ettari di terreno, calcolati nel mondo intero. per soddisfare l'attuale livello di vita. Il Wwf ha presentato il suo rapporto che ogni due anni fotografa la situazione globale del mondo naturale e del rapporto con l'uomo. Fa scattare un grado di allarme ancora più elevato del passato la fotografia di questo anno 2010. Scattata tra l'altro nell'anno internazionale della biodiversità e poco prima della della Conferenza di Nagoya che dovrà discutere e possibilmente fermare il tasso di perdita della biodiversità, ovvero quante specie animali e vegetali spariscono dalla faccia della terra ogni anno o non si “rinnovano”. Tre i punti cardine riportati dagli istituti di ricerca all'interno del dossier.

BIODIVERSITA'. L'obiettivo della Convenzione sulla Biodiversità, proteggere il 10% di ogni regione ecologica, è stato raggiunto solamente nel 55% delle ecoregioni terrestri. Dal 1966 la pressione umana è raddoppiata, mentre lo stato di salute delle specie globali è diminuito del 30 per cento. Questo 30 per cento è una media tra il miglioramento nella zona temperata (più 29 per cento rispetto al 1979) ottenuto grazie agli sforzi nel campo della conservazione e un declino che ai tropici arriva al 60 per cento.

«La perdita di biodiversità è sintomo e sinonimo del cattivo stato di salute degli ecosistemi e implica un peggioramento dei servizi ecosistemici che sono proprio alla base della nostra vita e del nostro benessere». E qui si parla di fornitura di cibo, materie prime e medicine. Oltre alla regolazione del clima, alla depurazione di acqua e aria, alla rigenerazione del suolo, all'impollinazione delle piante, alla protezione da inondazioni e dalle malattie.

L'IMPRONTA ECOLOGICA. Per vivere entro i limiti della capacità del pianeta senza compromettere le generazioni future bisognerebbe che ogni abitante del pianeta si accontentasse di 1,8 ettari per ottenere le risorse di cui ha bisogno e per smaltire i rifiuti. Non è così. Se tutti adottassero lo stile di vita di un abitante medio degli Emirati Arabi ci vorrebbero 6 pianeti a disposizione, con lo stile di vita di Stati Uniti, Belgio e Danimarca ce ne vorrebbero 4,5, per Canada e Australia 4.

Ma anche l'Italia - osserva il rapporto - non brilla per leggerezza: a ciascun italiano servono infatti ben 5 ettari globali per soddisfare il suo stile di vita, un valore equivalente alla capacità produttiva di 2,8 pianeti, che ci porta al 29° posto della classifica, subito dopo Germania, Svizzera e Francia, ma molto prima dei più virtuosi Regno Unito, Giappone e Cina.

Secondo gli esperti, per esempio, un britannico consuma 150 litri di acqua al giorno, ma calcolando anche i prodotti esteri che vengono da paesi lontani dal Regno Unito fa la stima, su scala globale, fino a 4.645 litri al giorno.

ECONOMIA. La crisi economica che stiamo vivendo s'intreccia con la minaccia di bancarotta ecologica. Sovrappopolazione, sprechi, disattenzione hanno portato a un saccheggio crescente delle materie prime e delle fonti energetiche che oggi hanno un andamento fortemente instabile dal punto di vista dei prezzi e disastroso dal punto di vista ambientale: la depurazione dell'acqua, la fertilità del suolo, la stabilità dell'atmosfera (e quindi del clima) sono servizi gratuiti che la natura offre e che la crescita umana senza controllo sta minando.

"I paesi che mantengono alti livelli di dipendenza dalle risorse naturali stanno mettendo in pericolo le loro stesse economie  -  ricorda Mathis Wackernagel, presidente del Global Footprint Network  -  I paesi che riescono a garantire la migliore qualità di vita con la minore pressione sulla natura non solo aiuteranno gli interessi globali, ma saranno leader in un mondo dalle risorse sempre più ristrette."

Per il direttore scientifico del Wwf Italia Gianfranco Bologna il discorso a questo punto è sempre più chiaro: «La sfida posta dal Living Planet Report è molto chiara. Dobbiamo assolutamente trovare un modo per soddisfare le esigenze di una popolazione sempre più numerosa che incrementa i propri consumi. Dobbiamo insomma imparare a vivere nei limiti delle risorse dell'unico Pianeta che abbiamo e per fare questo bisogna pensare da uno stile di vita consumista a uno stile di vita più sostenibile che limiti i consumi e gli sprechi». Scatta allora la domanda: l'Italia sta facendo abbastanza?