Se le scimmie dimostrano capacità d'apprendimento per imitazione forse possiamo dedurre che gli umani abbiano per lo meno la medesima capacità.

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Come nel regno animale dove la sopravvivenza è fondamentale - prima individuale e poi quella della specie - nel regno "umano" si tende ad adattarsi e a seguire una maggioranza che non sempre ha ragione ma che sembra preferibile all'isolamento sociale...

La scelta che si dovrebbe porre tra l'apparente sicurezza data da un gruppo che sbaglia da una parte e le proprie convinzioni personali dall'altra porta gli umani - i pochi che si pongono il problema - a uno stato di conflitto interiore i cui strumenti per poterlo risolvere non gli sono stati forniti.

Il motivo è piuttosto ovvio: una società basata sul consenso comune non può fornire strumenti per pensare con la propria testa. Un sistema i cui vertici hanno fondato la loro propria sicurezza (denaro e potere) sull'accettazione delle sue leggi da parte della massa - con la manipolazione o con la forza secondo necessità - non ha nessun interesse ad inserire per esempio nei suoi programmi scolastici, lezioni di "pensiero autonomo" ..

Ma se le scimmie sono capaci di imparare qualcosa di materialmente utile tramite l'imitazione, gli uomini, essendo più evoluti dovrebbero almeno saper discernere e essere capaci della stessa facoltà di imitazione per quanto riguarda concetti più nobili.

Ma i fatti dimostrano il contrario ... Pare che finché non esiste un numero sufficiente di individui che diffondono i modelli adeguati l'imitazione non scatta. Ma questo vale per qualsiasi modello, basta che sia un modello materialmente conveniente per il futuro immediato, senza nessuna distinzione di giusto o sbagliato.

Forse il genere umano è molto più apparentato alla scimmia di quanto si crede ..

Ecco la storia delle 100 scimmie. Chissà se qualcuno sta studiando la storia dei 7 miliardi di umani ...

La teoria delle 100 scimmie

La scimmia giapponese Macaca fuscata (o macaco dalla faccia rossa), è stata osservata allo stato selvaggio per un periodo di oltre 30 anni. Nel 1952, sull'isola di Koshima, alcuni scienziati davano da mangiare alle scimmie delle patate dolci sepolte nella sabbia. Alle scimmie piaceva il gusto delle patate dolci, ma trovavano la sabbia assai sgradevole. Un giorno una femmina di 18 mesi chiamata Imo scoprì che era in grado di risolvere il problema lavando le patate in un ruscello vicino. In seguito insegnò questo trucco a sua madre. Anche i suoi compagni di gioco impararono a lavare le patate e lo insegnarono anche alle loro madri. Questa innovazione culturale fu gradualmente accolta dalle varie scimmie mentre gli scienziati le tenevano sotto osservazione.

Tra il 1952 e il 1958 tutte le scimmie giovani impararono a lavare le patate dolci per renderle più appetitose. Solamente gli adulti che imitarono i loro figli appresero questo miglioramento sociale, gli altri continuarono a mangiare le patate sporche di sabbia. Poi accadde qualcosa di veramente notevole. Possiamo dire che nell'autunno del 1958 vi era un certo numero di scimmie sull'isola di Koshima che aveva imparato a lavare le patate, non si conosce il numero esatto. Supponiamo che un dato giorno, quando il sole sorse all'orizzonte, le scimmie che avevano imparato a lavare le loro patate fossero 99. Supponiamo inoltre che proprio quella mattina, la centesima scimmia imparò a lavare patate.

A quel punto accadde una cosa molto interessante! Alla sera di quel giorno praticamente tutte le scimmie sull'isola avevano preso l'abitudine di lavare le patate dolci prima di mangiarle. L'energia aggiunta di questa centesima scimmia aprì in qualche modo un varco ideologico! La cosa più sorprendente, osservata da questi scienziati, fu il fatto che l'abitudine di lavare le patate dolci attraversò, in seguito, il mare. Infatti colonie intere di scimmie sulle altre isole ed anche gruppi di scimmie a Takasakiyama cominciarono a lavare le loro patate dolci!
E’ come se arrivare al punto di massa critica (idealmente 100 in questo caso) avesse instillato in tutte le scimmie una nuova coscenza comune.

Sembra perciò che, quando viene superato, un certo numero critico di elementi raggiunge una nuova consapevolezza e la medesima viene passata da una mente all'altra. Sebbene il numero critico possa variare, il Fenomeno delle Cento Scimmie indica che quando vi sono poche persone che conoscono qualcosa di nuovo, questo nuovo concetto rimane di loro esclusiva proprietà. Ma se a loro si aggiunge anche una persona in più, raggiungendo il numero critico, si crea una idea così potente da poter entrare nella consapevolezza di quasi tutti i membri di quel gruppo!
Forse adesso è più facile intuire perchè siamo sottoposti a certi bombardamenti mediatici, perchè siamo indotti a pensieri separatisti, perchè la nostra opinione è un'energia così preziosa per qualcuno che ha interesse a fuorviare gli animi e custodire "delicati" segreti.

Sapere è potere ma anche libertà! Attributi che appartengono a tutti gli uomini, non solo ad una minoranza "eletta". Per evolvere e compiere con la giusta preparazione il grande salto che comunque ci attende, dobbiamo necessariamente sgretolare tutto ciò che non porta alla verità e apprendere chi realmente siamo, ritrovare il nostro centro.

Abbandonare le false convinzioni, perdonare a noi stessi e agli altri, essere ispirati, guardare con occhi limpidi la vita e scorgere il disegno nel quale ci stiamo muovendo, sono tutte cose che derivano da una grande consapevolezza. Uno stato consapevole si raggiunge con costanza e fiducia, amando prima di tutto se stessi, calmando la mente con pratiche meditative e coltivando un sano distacco da tutto ciò che può importunare la crescita interiore. Maggiore è la consapevolezza, maggiore sarà la sicurezza e la capacità di discernimento nella nostra esperienza. Potremo così finalmente accedere a noi stessi, connettendoci fino a sentire la necessità di salire un altro gradino ancora, contribuendo così a raggiungere quella massa critica che farà la differenza.

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