E' possibile che i monumenti che sono arrivati ai nostri giorni sono stai costruiti dagli alieni? Eccezionale è la precisione con cui questi monumenti sono orientati astronomicamente. Precisione che metterebbe in crisi le moderne squadre di costruzioni.

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Il nostro pianeta è stato visitato da antichi astronauti extraterrestri? Non vi sono certamente prove indubbie di ciò. Ma non vi è, ovviamente, alcuna prova che lo escluda. E vi sono frammenti ricorrenti di prove alquanto ambigue secondo cui visitatori intelligenti si sarebbero periodicamente manifestati. Uno di essi è il motivo persistente dell’”uomo uccello” nell’arte preistorica: uomini con teste di uccello appaiono nelle pitture e nei bassorilievi dell’Europa paleolitica, dell’Oceania neolitica, del Perù dell’età del Bronzo.E le tradizioni storiche  giudaiche, cristiane e islamiche, naturalmente, hanno rappresentato da tempo immemorabile i messaggeri divini, o angeli, con ali di uccello. Mentre queste raffigurazioni possono limitarsi a indicare niente di più di un culto dell’uomo comparabile a quelli africani del gatto e asiatici dell’orso, esse potrebbero altresì denotare un grossolano tentativo iconografico di tramandare il fatto che creature simili all’uomo sono periodicamente apparse dal cielo, presumibilmente in veicoli che, dal momento che gli uomini primitivi non potevano darsene una spiegazione, erano considerati “uccelli”.

Una interpretazione analoga può essere riferita a creature leggendarie come Oannes, il “pesce ragionevole” che i Sumeri sostenevano essere emerso dall’oceano per istruire sui fondamenti della civiltà l’uomo selvaggio. In tal caso, il “pesce” potrebbe avere rappresentato non gli istruttori, ma il veicolo che li trasportava: concettualmente, un mezzo plurifunzionale di un tipo che fosse chiamato “uccello” in volo o “pesce” in acqua.

Alcune narrazioni bibliche sono state anche più esplicite circa tali presunte visite. Nel suo libro della Genesi vi sono tre riferimenti a eventi che sono stati interpretati da alcuni scienziati, pre esempio l’astronomo franco-americano Jacques Vallée, come attribuibili a esseri o mezzi celesti diversi da Dio in persona. Il primo di essi è la storia di Enoch, padre di Matusalemme (secondo la tradizione araba inventore della scrittura). In Genesi 5,24 leggiamo: “Enoch camminò con Dio, poi scomparve perchè Dio l’aveva preso”. Sebbene queste poche parole sembrino oscure, l’apocrifo Libro di Enoch amplia considerevolmente tale succinta versione, riferendo l’assunzione di Enoch in cielo su di un mezzo angelico e le meraviglie colà osservate.

In Genesi 6,2 ci viene detto che, dopo che gli uomini si erano moltiplicati sulla Terra (in conseguenza forse della rivoluzione dovuta all’introduzione dell’agricoltura), “figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belli e ne presero per mogli a loro scelta”. Questo passaggio starebbe a indicare che donne terrestri e maschi extraterrestri avrebbero, quanto meno, largamente fraternizzato. Infine, in Genesi 28,12, Giacobbe, figlio di Isacco, “fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa”. Tale passaggio potrebbe interpretarsi come riferito o alla rampa di un mezzo spaziale, ovvero al collegamento a catena di una stazione interplanetaria.

Per quanto concerne i libri più tardi dell’Antico Testamento, l’intero primo capitolo di Ezechiele è dedicato alla descrizione di splendenti ruote aeree giunte sulla Terra unitamente a “creature viventi” aventi “un aspetto d’uomo”. Sebbene tutte le narrazioni bibliche riferiscano, comprensibilmente, a una spiegazione di ordine soprannaturale gli eventi in esse descritti, ciò che esse inevitabilmente e naturalmente evocano è la carica emotiva indotta dai “dischi volanti” e dagli UFO in genere. Nei termini probabilistici dell’accostamento alla questione ufologica sopra enunciato, sarei comunque  portato a congetturare che i “dischi volanti” da un lato non si ricolleghino ad allucinazioni, e dall’altro non si identifichino con organismi viventi, bensì siano ciò che la maggior parte degli “ufologi” sembra oggi portata a ritenere, e cioè prodotti inorganici reali controllati da esseri intelligenti extraterrestri.

Poichè non riterrei plausibile la coincidenza che esseri di un pianeta extraterrestre raggiungibile abbiano sviluppato una civiltà nel corso dello stesso millennio o anche nello stesso periodo geologico che ha visto sorgere la nostra, azzarderei l’ipotesi che chi controlla i “dischi” (che da ora chiamerò i “dischiani”) abbia visitato il nostro pianeta anteriormente alla comparsa delle specie superiori e degli stessi ominidi. La mia opinione è che i “dischiani” si siano comportati nei confronti dei nostri antenati omindi (ovvero scimmieschi) un pò come il biologo cattolico S. George Mivart suppone che Dio abbia agito nei confronti dei primati del Neocene: attendendo cioè che i nostri progenitori preumani sviluppassero una massa encefalica sufficientemente voluminosa da consentire un approfondimento ragionevolemtne complesso per quanto riguarda la tecnologia e altre discipline, e quindi istruendoli per quanto possibile.

Secondo me tale ipotesi consente di risolvere un problema che ha sempre fatto discutere gli antropologi, è cioè perchè mai l’uomo manifesti tante caratteristiche fisiche e comportamentali proprie di un animale domestico. La relativa mancanza di pelo, la differenziazione di colore della pelle, la dentatura debole in mascelle sempre meno pronunciate, il temperamento ipersensibile sono tratti che ricordano nettamente quelli sviluppati da cani, maiali, cavalli e altri mammiferi da noi addomesticati. La tendenza più recente degli antropologi è oggi quella di ammettere che l’uomo è un animale addomesticato, sostenendo peraltro che, a differenza degli altri, si tratterebbe di una creatura che si è autoaddomesticata. Sennonché, dal momento che non è mai stato chiarito come una qualche specie sia riuscita ad autoaddomesticarsi, tale ipotesi ha costituito un ostacolo insormontabile nella teoria dell’evoluzione umana.

Ma se supponiamo che l’uomo sia stato fin dall’inizio addomesticato dai “dischiani”, in maniera non molto diversa da quella in cui il cane è poi stato addomesticato dall’uomo, il paradosso insito nello stesso concetto di autoaddomesticamento viene eliminato. In ogni caso resta ancora da stabilire quando l’addomesticamento dell’uomo abbia avuto luogo. Può essere cominciato fin dall’epoca degli australopitechi, gli uomini.scimmia dell’Africa, circa un milione di anni fa (…). Personalemtne ritengo che i “dischiani” siano vissuti fra gli uomini, come maestri e guide, fino al periodo Neolitico, circa diecimila annifa, quando la padronanza delle tecniche dell’agricoltura permise ai nostri antenati di sviluppare la loro ricchezza e il loro numero, e con ciò anche degli schemi comportamentali che i loro istruttori extraterrestri non avevano contemplato nè previsto: accaparramento, schiavismo e guerra. A questo punto, presumo, i “dischiani” si ritirarono, mantenendo delle basi in quei posti dove avrebbero avuto la minima probabilità di essere incontrati e anche visti dai loro devianti protetti: e cioè nelle profondità marine.

Queste due supposizioni non sono solo plausibili da un punto di vista intrinseco, ma aiutano anche a spiegare la diffusione di miti e leggende persistenti, che sarebbero altrimenti incomprensibili. La principale è quella che si ritrova presso quasi tutti i popoli, e cioè la leggenda riferita a un periodo preistorico (noto per esempio come l’età dell’oro per i Greci e l’età del sogno per gli aborigeni australiani), in cui gli Dei camminavano sulla Terra istruendo l’umanità; un rapporto terminato quando gli uomini cominciarono a manifestare più tendenze distruttive di quanto gli Dei intendessero tollerare…

Da allora riterrei che i “dischiani” abbiano visitato la Terra solo come esploratori e osservatori, e mai più come colonizzatori e guide. Le descrizioni di creature estremamente simili all’uomo segnalate più volte in prossimità degli odierni UFO osservati al suolo si spiegano, se reali, solo con i membri di piccoli gruppi umani che i “dischiani” portarono certo con loro, ritirandosi. E poichè gli esseri umani appartenenti a tali gruppi non mostravano differenze genetico-somatiche significative rispetto ai normali terrestri, è mia opinione che alcuni di loro siano stati periodicamente inviati sulla superficie terrestre allo scopo di infiltrarsi fra tribù e regni in conflitto, nello sforzo di conquistare queste nazioni a sistemi di vita più illuminati e meno distruttivi.

Strane coincidenze, vero? Non stiamo asserendo che questo racconto tratto da il libro di Roberto Pinotti “Alieni: un incontro annunciato” sia vero. Ma ci sono cose che non possono far a meno di farti riflettere e insinuare il tarlo del dubbio sul nostro misterioso passato.


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