Star Trek, telefilm culto degli anni Settanta, ci aveva presentato Vulcaniani, Romulani e Klingon fisicamente molto simili agli esseri umani; ora una conferma arriva anche dalla scienza ufficiale.

La probabilità di trovare nuove Terre, pianeti simili al nostro ed abitati, è enormemente aumentata rispetto alle previsioni effettuate soltanto qualche anno fa; osservando con il telescopio Keck sistemi solari in un raggio di 80 anni luce da noi - quindi relativamente vicini, da un punto di vista cosmico - gli astronomi Andrew Howard e Geoffry Marcy dell'Ucla di Berkley hanno individuato, in cinque anni, almeno 25 stelle che hanno pianeti di dimensioni che vanno dalla metà al doppio di quelle della Terra: un'enormità rispetto a quanto stimato in precedenza. E, se esistono pianeti abitabili, è molto probabile che la vita si sia sviluppata anche lì. In fondo, i mattoni biochimici che sono alla base della vita, come il carbonio, l'ossigeno ed altri elementi, sono comuni nell'universo e, secondo i biologi evoluzionisti, è probabile che si siano sviluppate forme di vita laddove si siano trovate condizioni favorevoli; non va poi dimenticato che, anche sul nostro pianeta, esistono organismi capaci di sopravvivere, svilupparsi e riprodursi in condizioni estreme, come all'interno dei camini dei vulcani oceanici o sotto i ghiacci polari.

Ma, al di là dei batteri, se gli extraterrestri esistessero, come sarebbero? Proprio qui arriva la sorpresa: sarebbero simili a noi esseri umani, magari con qualche variante dovuta all'evoluzione su un pianeta con condizioni differenti, proprio come, ad esempio, le super-orecchie e la forza superiore dei Vulcaniani di Star Trek. Gli esobiologi sostengono infatti che, qualunque forma di vita si sia sviluppata, deve aver fatto i conti con le stesse leggi fisiche ed evolutive con cui ci siamo confrontati noi; alcune soluzioni evolutive che si sono diffuse sulla Terra, come lo sviluppo di occhi, ali e branchie, potrebbero essersi sviluppate anche lì.


E' probabile che questi alieni siano bisognosi di ossigeno e di zuccheri - anche in percentuali diverse rispetto a noi - e, nel caso di organismi complessi, quasi certamente avrebbero un tubo digerente per assimilare il cibo ed eliminare le scorie. La struttura fisica, piuttosto complessa, avrebbe bisogno di un sostegno: uno scheletro. Che, però, potrebbe essere tanto interno, come il nostro, quanto esterno, come gli esoscheletri degli insetti.


La presenza di peli sarebbe utile per ripararsi dal freddo intenso di un pianeta piuttosto distante dal proprio Sole, una statura bassa consentirebbe di ridurre la dispersione di calore e potrebbe contrastare forti venti. Se fosse necessario procacciarsi il cibo e non, ad esempio, stare fermi in attesa che il vento o le perturbazioni atmosferiche trasportino gli elementi necessari alla sopravvivenza, gli alieni avranno certamente sviluppato degli arti per potersi spostare e per afferrare il cibo.


Ma non è detto che, come noi, abbiano sviluppato due braccia e due gambe: potrebbero avere più braccia o più gambe, a seconda delle necessità del proprio pianeta, magari con sole 4 dita. Abbastanza probabile, però, è che anche gli alieni abbiano sviluppato un fisico simmetrico, con un numero di arti variabili disposti attorno ad un corpo centrale: maggior stabilità e capacità di movimento.


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