Il Giappone non finirà mai di stupirci. Tra clipeologia e paleoastronautica, il Nihongi ci porta verso un mondo sconosciuto, conteso da forze soprannaturali e invisibili. Il libro fa un elenco delle apparizioni di presunti dischi volanti nei cieli del Giappone; il più memorabile resta quello accaduto nel 637:

Nel testo è scritto: “Una grande stella viaggiò da Oriente a Occidente e vi fu un rombo simile a quello del tuono“. Quando si verificò questo fenomeno la gente pensava che si trattasse del rumore di una stella cadente o di un tuono, ma un dotto, un certo monaco Bin, disse che si trattava del “cane celeste” il cui richiamo è come quello di un cane, appunto.

Il noto autore britannico Drake identificò il cane celeste con la stella Sirio anche se all’epoca il dotto monaco di cui abbiamo parlato voleva intendere l’apparizione di un altro cane celeste, come quello intravisto in Cina e registrato sull’antichissimo libro cinese “dei monti e dei mari”. In questo antico libro si narra della presenza di qualcosa di misterioso:

Sui Monti delle Porte Celesti c’è un cane rosso chiamato il cane celeste; il suo splendore vola attraverso il cielo, e quando lo solca diviene una stella lunga parecchie decine di pertiche. Esso è rapido come il vento, e come tuono è la sua voce, come lampo il suo fulgore”.

Analizzando quindi il passo possiamo più facilmente scoprire il segreto che dimora dietro il cane celeste. Alcuni, viste le caratteristiche associate quali tuono, lampo e cielo hanno pensato ad esso come ad un astronave proveniente da un altro mondo e precisamente dalla stella di Sirio visto che comunque per Cane celeste è da identificare la stella Sirio. Quindi nell’antica Cina arrivò a un certo punto un astronave da Sirio? Essa stessa giunse poi presso i giapponesi qualche anno più tardi?

urioso che numerose popolazioni parlino dell’arrivo in tempi memorabili di esseri giunti da altri mondi, per lo più rettili o anfibi, e proprio da Sirio; curioso che anche le leggende asiatiche, giapponesi anche, parlino dell’arrivo di genti rettiliane pronte per mescolarsi con gli indigeni..

Possiamo vedere in tutti questi lontani ricordi un’unica e lontana storia persa nel tempo? Ancora più sensazionale è la leggenda che vuole questi esseri arrivare da un continente sommerso nel Pacifico. Come collegare quindi le cose? Forse questi rettiliani costituirono un potente impero nel Pacifico e da qui si mossero per la conquista del pianeta? Forse giunsero dal continente di Mu, in seguito sommerso dal diluvio?

Non possiamo sapere cosa effettivamente accadde; certo che leggende comuni ci fanno sospettare che qualcosa del genere, sebbene in modo diverso, possa essere avvenuto veramente.

Proseguendo, il Nihongi ci racconta ancora dell’apparizioni di misteriosi oggetti:

  1. 640 d.C. “Nel 7° giorno del 2° mese di primavera, una stella entrò nella Luna”;
  2. 642 d.C. “In autunno, 9° giorno, 7° mese, durante il regno dell’imperatrice Ame-Toyo-Tokaro-Ikashi-hi-Tarashi-Hime, una stella ospite entrò nella Luna”;
  3. 681 d.C. “9° mese, 16° giorno: apparve una cometa. Nel 17° giorno il pianeta Marte entrò nella Luna;
  4. 682 d.C. “8 ° mese, 3° giorno…al tramonto, una grande stella passò da Oriente a Occidente”;
  5. 692° autunno, 28°mese, regno dell’imperatrice Tokama-No-Ara-Hiro-No-Hime. Il carro imperiale stava tornando al palazzo, nella notte, quando Marte e Giove s’avvicinarono e si ritrassero quattro volte, sino alla distanza d’un passo, risplendendo e scomparendo alternamente”.

I passi in questione sono molto chiari e andando al di là dei nomi mitologici quali “stella”, “fulmine” e “tuono”, capiamo come gli antichi giapponesi abbiano probabilmente avvistato strani oggetti celesti, forse astronavi di altri mondi. Singolare che ci siano molti parallelismi con uguali fenomeni in Cina accaduti in tempi remoti: l’avvistamento dei cosiddetti dragoni volanti nel cielo, ad esempio; è anche il caso delle “monarchie celesti”, i più antichi manoscritti cinesi; essi ci narrano di imperatori-dèi vissuti per 18.000 anni, fino ad estinguersi.

Dalla clipeologia alla paleoastronautica il passo è breve, ed è chiaro che se dei “signori celesti” ebbero l’ardire di farsi vedere sui propri veicoli è probabile che decisero anche di prendere contatto con i terrestri, fondando colonie, creando famiglie celesti e dinastie reali in quello che era il Giappone più antico e più enigmatico. Il Nihongi ci lascia credere che questi incontri fossero frequenti e connessi con le famiglie più importanti della Nazione.

Vi è poi una leggenda del 667 a.C. che racconta di come l’imperatore Kami-Yamato-Iharo-Biko parlasse con i suo antenati celesti, che sarebbero ritornati poi al loro luogo di residenza a bordo di un oscillante vascello celeste, retrocedendo nel tempo per oltre 1.792.470.

Sia come sia è chiaro che in tempi antichi il Giappone fu visitato da numerosi esseri celesti, extraterrestri che avrebbero dato il via ad importanti quanto segreti nuclei culturali, portandoli verso un avanzato livello tecnologico, tanto che quanto giunsero altre razze simili si trovarono di fronte ad indigeni con una certa tecnologia, che permise loro di affrontarli.

Abbiamo detto diverse volte che questi imperi perduti potrebbero essere stati popolati da una razza di giganti supertecnologici e di come a un certo punto essi sarebbero potuti arrivare alle periferie del mondo costruendo misteriosi megaliti. Anche nel Giappone si parla di un’antica razza di giganti e anche qui sono stati ritrovati misteriosi megaliti.

Leggende locali ci parlano chiaramente di uomini colossali che si diedero la briga di innalzarli. Quello che successe nel Giappone antico non è che una storia planetaria simile a tante altre. A seguito della scomparsa di questi giganti il ricordo si sarebbe cristallizzato in leggende.

Qualche secolo più tardi con l’introduzione del Buddhismo in Giappone si decide di dedicargli un tempio: ed ecco il tempio Todaiji a Nara dove si ergono due minacciosi giganti vestiti di tutto punto e brevemente chiamati “guardiani del tempio”, antichi custodi delle tradizioni nipponiche. Il ricordo di questi esseri sopravvisse e fu facile per i giapponesi dell’epoca stilizzare le forme di questi esseri in statue di legno.

Cosa ha ancora da svelarci il Giappone, cosa ci possono ancora dire i testi antichi e religiosi e cosa ci possono svelare gli antichi monaci del buddhismo zen, anche loro così connessi per mezzo del loro culto con probabili esseri di altri mondi?

La storia del Giappone come abbiamo detto all’inizio non finirà mai di stupirci: leggende, misteri e anacronismi favolosi continuano a sorprenderci e a farci immaginare tempi immemorabili e imperi contesi da forze soprannaturali, sorprendenti, dèi persi nel tempo, nei ricordi e nella storia.


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