Dopo avere esaminato le piramidi di Giza (Egitto), Teotihuacan (Messico) e Xian (Cina), orientate astronomicamente  secondo le tre stelle della cosiddetta Cintura di Orione, analizzeremo altri esempi di costruzioni megalitiche ignorate dall'archeologia tradizionale ma sopratutto quale collegamernto planetario le unisce?

irione

Da sempre trascurate dall’archeologia tradizionale, si tratta delle piramidi ricoperte da metri di terreno compatto, da detriti ed addirittura alberi, che fanno somigliare il luogo in cui sorgono questi colossi più a delle colline che non a dei solidi geometrici; eppure le piramidi ci sono e, anche questa volta, sono collegate tra loro a livello planetario.

Esattamente come le loro consorelle che abbiamo citato all’inizio dell’articolo, so che può sembrare strano, eppure vi dimostreremo che anche altre piramidi sono state edificate secondo un unico immenso progetto planetario. Se con la prima teoria della mappatura terrestre si poteva ancora avere qualche perplessità, adesso crediamo davvero che non ci sia più niente da dire; ma procediamo con ordine.

piramide-cholula

Porzione della struttura

Esistono sul nostro pianeta alcune piramidi colossali, ben più grandi di quelle di Giza. La prima è sicuramente quella di Cholùla, in Messico. Questa città, situata a 2.135 metri sul livello del mare, si trova a 15 chilometri dalla città di Puebla, nello Stato omonimo; il suo nome completo è Cholùla de Rivadàvia e sorge sul sito attribuito ad una antica civiltà precolombiana: i Mixtechi.

Puebla Cholula Church Nuestra Senora de los Remedios and Popocatepetl Volcano - Photo by SECTUR Puebla

La chiesa di Nuestra Señora de los Rimedios in primo piano mentre dietro è riconoscibile il vulcano Popocatepetl

La più grande struttura singola mai realizzata dall’uomo sull’intero pianeta: una piramide completamente ricoperta di terra ed alberi e riportata alla luce solo in minima parte. Il resto della immensa struttura è ancora ricoperta di terreno ed addirittura sulla sua sommità è stata edificata dagli Spagnoli, nel 1594, la chiesa di Nuestra Señora de los Rimedios. 

quetzalcoatl 4

Le dimensioni di questo edificio sono impressionanti, dato che ogni lato della base quadrata è lungo circa 450 metri, mentre l’altezza è di 66 metri circa. Il volume è stimato in 4.450.000 metri cubi; se consideriamo che la grande piramide di Cheope, a Giza in Egitto, ha un volume di 2.500.000 metri cubi, ci rendiamo conto di cosa stiamo parlando. Eppure questa piramide non viene praticamente mai considerata, e gli abitanti del luogo, che la chiamano tlachihualtepetl (montagna artificiale), riferiscono che tradizionalmente l’edificio è dedicato al dio Quetzalcoatl(Divinità rappresentata simbolicamente dal drago-aquila).

L'archeologia tradizionale sostiene:

Per l’archeologia tradizionale si tratta, come al solito, del prodotto di una civiltà neolitica, e siamo alle consuete ed ormai non più tollerabili semplificazioni. Ma Cholùla non è l’unico esempio in tal senso; a Visoko, in Bosnia, nei pressi di Sarajevo, è stata scoperta la presenza, peraltro molto contestata dalla solita archeologia tradizionale, di diverse piramidi; una di esse, detta Piramide del Sole, è alta ben 213 metri, e quindi molto più della piramide di Cheope a Giza, ed è quindi la più alta del pianeta. Lo strato esterno di tale colosso è stato costruito in calcestruzzo, e precisamente in una varietà addirittura più solida di quello utilizzato dagli antichi Romani. Secondo alcuni esperti del settore, lo strato di terra che ricopre tale edificio lo fa risalire ad almeno 12.000 anni fa, e quindi all’epoca dell’ultima grande glaciazione. Lo scioglimento dei ghiacci, che ricoprivano buona parte dell’Europa, potrebbe aver ricoperto le piramidi Bosniache di materiale fangoso e detriti, poi compattatisi nel corso dei millenni, proprio come potrebbe essere successo anche a Cholula in Messico. Anche in questo caso si parla, sempre secondo le fonti ufficiali, dell’ennesimo prodotto del periodo neolitico: e siamo alle solite per l’ennesima volta. Ciò che colpisce anche qui è la grandiosità di questi edifici, entrambi più grandi della piramide di Cheope (Cholula per volume e per base, Visoko per l’altezza) ed entrambi ricoperti da uno strato molto simile di terreno e detriti.

Cholùla

Ma c’è un altro aspetto, a dir poco incredibile, che unisce e collega di nuovo a livello planetario (come per la prima teoria della mappatura delle piramidi), questi due siti: se tracciamo una linea retta (che anche in questo caso può diventare un arco di circonferenza) su un planisfero in modo da congiungerli, noteremo che il prolungamento di detta linea toccherà una città dell’Ucraina, Lugansk, venuta alla ribalta in questi ultimi tempi per una sensazionale scoperta: vi sono, anche in questo caso interrate, alcune gigantesche piramidi. A questo punto si impongono alcune riflessioni: la teoria della mappatura terrestre delle piramidi è riscontrabile per la seconda volta.

Quale sia poi lo scopo di queste linee rette (o archi di circonferenza) è questione da approfondirsi in futuro; forse una riproduzione dell’asse terrestre, forse l’Equatore Celeste (ovviamente all’epoca della edificazione), forse la distanza dal sole. Tante sono le soluzioni possibili. Data la differenza di inclinazione della retta rispetto all’equatore, c’è stato, tra la prima e la seconda serie di piramidi, un qualche importante cambiamento. Quale? Su questo si può ragionare.

E’ da prendere in seria considerazione che quelle ricoperte di terriccio e detriti risalgano ad un periodo antecedente la fine dell’ultima glaciazione, mentre la seconda serie, non coperta di detriti (Giza, Teotihuacan e Xian) e che rispecchia la Cintura di Orione, sia di epoca successiva al 12.500 avanti Cristo, termine con cui, sempre approssimativamente, viene stabilita la fine dell’ultima glaciazione appunto.
Ne deriva che: le piramidi ricoperte di terra sono più antiche di quelle di Giza, Teotihuacan e Xian che non sono mai state completamente ricoperte di detriti. Solo le piramidi Messicane sono state oggetto di una leggenda, tramandata da alcuni Maya, secondo cui detti edifici dovettero essere liberati dalle liane che li ricoprivano. Solo liane, e non certamente metri di terreno, in ogni caso.

pumabalbek

Ciò significa inequivocabilmente che vi sono state almeno due grandi civiltà (ma penso anche ad una terza e forse anche ad una quarta, quelle che hanno edificato Puma Punku e Balbeek, ossia altre civiltà ad oggi quasi completamente ignorate, un qualcosa di assurdo) prima di quella attuale che l’archeologia tradizionale indica come unica e sola della nostra storia. La verità è ben diversa: una grande civiltà ha edificato, su scala planetaria, le grandissime piramidi di Cholula, Visoko e Lugansk. Una ulteriore civiltà, presumibilmente dopo qualche migliaio di anni, ha edificato, sempre su scala planetaria, le piramidi di Giza, Teotihuacan e Xian, riproducendo sul terreno le tre stelle della Cintura di Orione.

Mancanza di fonti scritte

In mancanza di fonti scritte, chi avrebbe mai potuto pensare che un popolo che non conosceva l’energia elettrica, la radio e gli aeroplani sia stato in grado di creare un impero che andava dall’Inghilterra al Medio Oriente? Eppure sappiamo che è stato sicuramente così. Perché non credere allora che sia esistita una civiltà (o più di una) ancora più sviluppata dell’impero Romano? Il fatto che esistano linee planetarie che uniscono questi giganti di pietra lo conferma in pieno. Non mi stancherò mai di provare a capire come sia possibile che gli scribi Egizi non parlino MAI e poi MAI della costruzione delle piramidi nella piana di Giza, che non ci sia un solo disegno raffigurante la fase della costruzione, che non ci sia un geroglifico che parla della costruzione, che nessuno già nell’antichità sapesse come erano state edificate le grandi piramidi Egizie, benché quella di Cheope fosse considerata una delle sette meraviglie del mondo.

Cosiderazioni

Fino ad oggi si è seguita una linea evoluzionistica tanto ferrea quanto ormai indifendibile. Tutto ciò che l’archeologia tradizionale non riesce a concepire o a spiegare viene di norma ignorato o, nella migliore delle ipotesi, bollato come mistero o come eccezione o come prodotto semi-casuale del periodo neolitico: ebbene, l’eccezione la posso concepire in grammatica, ma non in archeologia. A parte le rette planetarie che collegano siti piramidali immensi, mi si spieghi come sia stato possibile, da parte di fantomatici popoli dell’età neolitica, erigere detti colossi . L’onere della prova stavolta non spetta a noi che a queste considerazioni pseudo neolitiche non ci crediamo più. Credo sia giunto il momento di aprire realmente un dibattito su una nuova archeologia.

articolo tratto da Fabio Garuti


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