Le incisioni rupestri della Val Camonica costituiscono una delle più ampie collezioni di petroglifi preistorici del mondo e sono state il primo Patrimonio dell'umanità riconosciuto dell'UNESCO in Italia (1979). L'UNESCO ha riconosciuto oltre 140.000 figure, ma nuove ininterrotte scoperte hanno progressivamente aumentato il numero complessivo delle incisioni catalogate, fino a duecentomila se non trecentomila, concentrate nei comuni di Capo di Ponte, Nadro, Cimbergo e Paspardo (provincia di Brescia)

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Le incisioni furono realizzate lungo un arco di tempo di ottomila anni, fino all'Età del ferro (I millennio a.C.); quelle dell'ultimo periodo sono attribuite al popolo dei Camuni ricordato dalle fonti latine. La tradizione petroglifica non si esaurì repentinamente: sono state identificate incisioni anche se in numero assai ridotto, non comparabile con la grandiosa attività preistorica - di epoca romana, medievale e perfino contemporanea, fino al XIX secolo. La maggior parte delle incisioni è stata realizzata con la tecnica della martellina; in numero minore quelle ottenute attraverso il graffito.

La Rosa camuna
Le figure si presentano a volte semplicemente sovrapposte senza ordine apparente, ma spesso invece appaiono in relazione logica tra loro, a illustrazione di un rito religioso o di una scena di caccia o di lotta; tale impostazione spiega lo schematismo delle immagini, ognuna delle quali è un ideogramma che rappresenta non tanto l'oggetto reale, ma la sua "idea".

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La rosa camuna: simbolo della regione Lombardia è uno dei simboli più ricorrenti

La loro funzione è riconducibile a riti celebrativi, commemorativi, iniziatici o propiziatori - dapprima in ambito religioso, in seguito anche laico , che si tenevano in occasioni particolari, singole o ricorrenti. Tra i segni più noti rinvenuti in Val Camonica spicca la cosiddetta Rosa camuna, che è stata adottata come simbolo ufficiale della regione Lombardia.

Ciclo istoriativo

Negli anni sessanta l'archeologo Emmanuel Anati, tra i primi a studiare sistematicamente il corpus nel suo complesso, stilò una prima cronologia delle incisioni rupestri, comparando lo stile e le tipologie di simboli scoperti e individuando possibili correlazioni con la periodizzazione storica tradizionale, dalla Preistoria al Medioevo.Le incisioni più antiche risalgono all'Epipaleolitico (o Mesolitico, VIII-VI millennio a.C. circa), qualche millennio dopo il ritiro del ghiacciaio che ricopriva la Val Camonica (Glaciazione Würm), e furono opera di cacciatori nomadi di passaggio, che seguivano gli spostamenti degli animali. Le figure rappresentate infatti raffigurano animali di grandi dimensioni (cervi e alci), che costituiscono le tipiche prede di quel periodo. Sono presenti nel comune di Darfo Boario Terme, nel Parco comunale delle incisioni rupestri di Luine.

Neolitico

Con il Neolitico (V-IV millennio a.C. circa) si diffusero anche in Val Camonica le pratiche agricole, con la formazione dei primi insediamenti a carattere stanziale. Nel campo dell'arte rupestre, a costituire gli elementi principali delle composizioni sono figure umane e insiemi di elementi geometrici (rettangoli, cerchi, puntini, probabilmente interpretabili come rappresentazioni "topografiche" del territorio agricolo), attributi simbolici che completano il significato delle figure antropomorfe. Ve ne sono nella Riserva Regionale delle Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo. Secondo alcuni studiosi peraltro tali figure antropomorfe schematiche (i cosiddetti "oranti") sarebbero da attribuire ad epoche più tarde, e in particolare all'età del Bronzo (II millennio a.C.). In questo modo solo le figure geometriche (le probabili "mappe") rappresenterebbero l'inizio dell'arte rupestre camuna post-paleolitica. Analoga sequenza è presente al Monte Bego (Francia), l'altro grande polo dell'arte rupestre alpina.

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Una scena di caccia

Età del rame

Durante l'Età del rame (o Calcolitico, III millennio a.C. circa), comparvero la ruota, il carro e le prime forme di metallurgia. Si assiste nell'arte rupestre alla realizzazione di massi istoriati con simboli celesti, animali, armi, arature, file di esseri umani e altri segni. A questi monumenti, conservati principalmente nel Parco archeologico nazionale dei Massi di Cemmo e in quello di Asinino-Anvòia (Ossimo), si attribuisce una funzione rituale, collegata alla venerazione degli antenati.

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La comparsa della ruota

Età del bronzo

Con l'Età del bronzo (II millennio a.C. circa) tra le incisioni su rocce affioranti prende il sopravvento il tema delle armi, a testimonianza del maggior rilievo assunto dai guerrieri nella società camuna del tempo, accanto a quello delle figure geometriche (cerchi e varianti) in continuità con le epoche precedenti.

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Una scena di guerra

Età del ferro

Le incisioni dell'Età del ferro (I millennio a.C.) sono quelle attribuite al popolo dei Camuni e costituiscono circa il 70-80% di tutte le figure censite. Le opere manifestano l'ideale di virilità e di eroica superiorità cui ambivano; dominano le rappresentazioni di duelli e di figure umane, anche di grandi dimensioni, che ostentano le proprie armi, la muscolatura e i genitali. Sono inoltre presenti capanne, labirinti, impronte di piede, scene di caccia, reticoli e simboli vari.

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Le prime palafitte

Età romana

Durante la dominazione romana della Val Camonica (I-V secolo d.C.) l'attività petroglifica subì una forte contrazione, fino a entrare in una fase di latenza.

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Un sacerdote camuno

Età medievale

Il Medioevo in Val Camonica segnò una ripresa dell'attività istoriativa; a partire dall'Alto Medioevo sporadiche incisioni, per lo più di simboli cristiani come croci e chiavi, si affiancarono e si sovrapposero a quelli pagani preesistenti, quale tentativo di risacralizzazione di luoghi dei quali si confermava tuttavia il carattere sacro ancestrale

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Simbologia sacra medioevale

Scoperta e valorizzazione

La prima segnalazione di rocce incise risale al 1909, anno in cui Walther Laeng (italianizzato Gualtiero) segnalò al Comitato Nazionale per la Protezione dei Monumenti due massi istoriati nei pressi di Cemmo. Soltanto negli anni venti, però, i massi incontrarono l'interesse di alcuni studiosi, come l'antichista Giovanni Bonafini, il geologo Senofonte Squinabol e, a partire dal 1929, l'antropologo torinese Giovanni Marro e l'archeologo fiorentino Paolo Graziosi. Ben presto vengono scoperte numerose incisioni anche sulle rocce circostanti e le ricerche, oltre che da Marro, vengono condotte anche da Raffaello Battaglia per conto della Soprintendenza alle Antichità di Padova.
Negli anni trenta la notorietà delle incisioni si diffuse in Italia e all'estero, tanto che nel 1935-1937 una vasta campagna di studi fu condotta dai tedeschi Franz Altheim ed Erika Trautmann. Altheim avviò una lettura ideologica in senso nazista delle incisioni, presto imitata in versione fascista anche da Marro, volta a identificarle come una testimonianza della supposta razza ariana ancestrale.

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Museo di Scienze naturali di Brescia

La mappatura e la catalogazione ripresero dopo la Seconda guerra mondiale, condotte sia da studiosi del neonato Museo di Scienze naturali di Brescia guidati da Laeng, sia da esperti nazionali e internazionali. Nel 1955, con l'istituzione, per iniziativa della sovraintendenza archeologica della Lombardia, del Parco nazionale delle incisioni rupestri di Naquane, iniziò l'opera di tutela del patrimonio rupestre. Nel 1956 iniziarono le esplorazioni di Emmanuel Anati che scoprì nuovi petroglifi e condusse un'osservazione sistematica dell'intero patrimonio; tali studi gli permisero di dare alle stampe, nel 1960, il primo volume di sintesi generale sull'argomento: La civilisation du Val Camonica. Lo stesso Anati fondò, nel 1964, il Centro Camuno di Studi Preistorici, che si sarebbe fatto carico, oltre che delle ricerche sistematiche, della stampa e della divulgazione di vari volumi e di una propria pubblicazione periodica, il Bollettino del Centro Camuno di Studi Preistorici (BCSP). Nel 1968 si svolse il primo Valcamonica Symposium, primo di una lunga serie di convegni, che riunì in Val Camonica numerosi studiosi d'arte e vita preistorica
Dopo l'inclusione tra i Patrimoni dell'Umanità Unesco promossa dell'International Council on Monuments and Sites il 29 marzo 1979, si tenne a Milano la mostra I Camuni, alle radici della civiltà europea (1982). Le ricerche degli anni successivi hanno poi ulteriormente ampliato il patrimonio rupestre censito.

Parchi rupestri

Le incisioni rupestri sono raccolte in otto parchi tematici:

Nome

Località

Note

1.

Parco nazionale delle incisioni rupestri di Naquane

Capo di Ponte

Fondato nel 1955, si mostrano figure osservabili su lastroni di arenaria levigata dal ghiacciaio.

2.

Parco archeologico nazionale dei Massi di Cemmo

Capo di Ponte

Presenza massi erratici con incisioni rupestri dell'età del rame. Presenza di statue stele.

3.

Parco archeologico comunale di Seradina-Bedolina

Capo di Ponte

Aperto nel 2005 con massi databili alla tarda età del Bronzo e del Ferro.

4.

Parco archeologico di Asinino-Anvòia

Ossimo

Rappresenta uno dei pochi siti indagati con rigore scientifico in Valcamonica. In questa struttura è posizionato un plastico ricostruttivo delle attività rituali ad Anvòia, oltre al calco ed ai frammenti di alcuni massi istoriati.

5.

Parco archeologico comunale di Luine

Darfo Boario Terme

Con incisioni rupestri su pietra Simona con scene di vita quotidiana o aspetti religiosi degli antichi Camuni. Si trova a Darfo Boario Terme, venne fondato verso la fine del XX secolo tra il fiume Dezzo e l'Oglio.

6.

Parco archeologico comunale di Sellero

Sellero

I primi ritrovamenti avvennero durante gli anni sessanta con la scoperta di venticinque figurazioni, tra cui la roccia dell'Idolo femminile.

7.

Parco archeologico comunale di Sonico

Sonico

Presenza dell'incisione raffigurante l'Idolo di Sonico, accompagnata con due dischi solari, che ricorda un bambino in fasce.

8.

Riserva naturale Incisioni rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo

Nadro

Le incisioni presenti sui massi hanno un'antica origine, dal neolitico al medioevo e sono state individuate nel 1975,solo successivamente si è creato la riserva che li accoglie, nel 1983 grazie alla regione Lombardia visto la richiesta effettuata dai 3 comuni.Si sviluppa attraverso i tre comuni di Ceto, Cimbergo e Paspardo. È una vasta area naturale protetta, in gran parte boschiva, con castagneti e betulle, che si estende per 290 ha.

Interpretazioni alternative

Stando alle interpretazione alternative, in Valcamonica vi sarebbero prove tangibili che indicherebbero dell'altro...

Per lo studioso di antichi misteri o per il semplice curioso appassionato di archeologia è d’obbligo una visita approfondita a Ceto, in provincia di Brescia, Lombardia, presso la Riserva Regionale di Ceto-Cimbergo-Pasparddo. Tutelata dall’Unesco, la Riserva raccoglie, oltre a un florido ecosistema boschivo e animale, una fetta del periodo Neolitico entro il quale si sviluppò la civiltà dei Camuni. Qui, disseminate a tratti, sono visibili da sempre splendide incisioni rupestri che riproducono la vita, la storia, gli eventi quotidiani e più straordinari di questa antica cultura.

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Uno dei petroglifi meglio conservati

Va ricordato che le misteriose figure di tali presunti Antichi Astronauti hanno spinto alcuni coraggiosi ricercatori a ipotizzare la venuta sulla Terra, durante il periodo Neolitico, proprio in questa zona, di visitatori extraterrestri. La teoria, molto cara al noto professore russo Aleksandr Kasanzev, ha avuto ampia eco, portando alla scoperta di altre incisioni più o meno simili in aree remote del pianeta: dall’Africa, all’Australia, dalla Francia alla Mesoamerica, fino alle Ande. Come ha ricordato Jacques Bergier nel suo libro “Il Mattino dei Maghi”, sono ipotesi interessanti, stimolanti, degne di conversazione… ma rimangono soltanto per il momento solo teorie.” Noi possiamo aggiungere che, in ogni caso, nessuno può negare aprioristicamente o confermare l’ipotesi di un presunto contatto, voluto o meno, tra visitatori alieni e le culture Camune della zona.

Canali e “mappe stellari” rupestri

Le stranezze nella Valcamonica non finiscono qui. Al viaggiatore non deve sfuggire la visita di un’altra importante area archeologica: il Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri che si estende presso Capo di Ponte, provincia di Brescia, nelle vicinanze di Ceto. La Valcamonica la cui etimologia trae le origini da Camuni era popolata da cacciatori e pastori semi-nomadi di origine ligure; per alcuni archeologi l’origine di questa cultura è da collegarsi alle tribù celtiche di matrice centroeuropea che si insediarono in buona parte del Nord Italia intorno al 3.000 a.C. In condizioni di relativo isolamento, protrattosi fino alla conquista militare dei Romani nel 16 a.C. circa, i Camuni diedero vita a una cultura autonoma, con caratteri fortemente omogenei.

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Migrazione di nomadi

La documentazione e la prova di questo passaggio culturale, dal nomadismo a una civiltà con radici fisse, è testimoniata da oltre 40.000 figure rupestri scolpite nella roccia, incise su 900 lastre granitiche. Furono rinvenute e segnalate al mondo scientifico dal prof. Gualtiero Laeng. In seguito, a partire dal 1929 fino ai giorni nostri, sono state condotte campagne di scavo, ricerche sistematiche di classificazione, recupero e restauro di tutte le incisioni rupestri. Ma dobbiamo attendere il 1956, quando il prof. Emmanuel Anati (che condusse numerose spedizioni sul monte Har Karkom, dedicando molto tempo alla ricerca di tracce e prove concrete della biblica Arca dell’Alleanza, n.d.a.) avvia uno studio sistematico di tutti i paleograffiti fino alla prima campagna di scavo del 1962, i cui entusiasmanti risultati vennero presentanti e pubblicati all’interno degli Atti del Simposio Internazionale di Arte Rupestre tenutosi a Boario Terme nel 1968.
Come ha ricordato Anati: “…le incisioni rupestri della Valcamonica, si dispongono su un arco temporale tra la tarda età eneolitica e l’età preromana e sono osservabili ovunque in tutta la valle, soprattutto nella zona di Boario Terme con una massima punta compresa tra Ceto e Sellero per finire con Capo di Ponte.” Per promuovere e conoscere questa antica e misteriosa civiltà Anati ha fondato il primo Centro Camuno di Studi Preistorici.

Scivoli della fertilità

Ma proprio presso Capo di Ponte si raccoglie un altro affascinante mistero. Nell’area, facilmente raggiungibile a piedi, esistono interessanti tracce artificiali, composte da strani “canali” scavati profondamente sulla superficie delle rocce. I geologi, dopo attente analisi, hanno escluso che si tratti di processi di corrosione della roccia, ma piuttosto dell’intervento di esseri umani. L’italiano Dario Spada, in un suo interessante studio, riporta i pareri autorevoli di altri ricercatori che si sono concentrati sui “canali artificiali” di Capo di Ponte; secondo questi sarebbero degli “scivoli” della fertilità dove le donne Camune si lasciavano cadere, allo scopo, largamente diffuso nelle comunità neolitiche, di propiziare la nascita di nuovi figli all’interno della tribù.

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Un esempio di scivolo delle fertilità

Di questi scivoli o canali artificiali ha spiegato il prof. Priuli, direttore del Museo d’Arte Preistorica di Capo di Ponte ve ne sono moltissimi in questa zona e quasi tutti scavati, incisi, in rocce preistoriche. La maggior parte di esse sono però associate anche dalla presenza di coppelle e simboli astrali in fondo o alla loro sommità. Numerosi di questi canali propiziatori con la ricostruzione di antiche costellazioni impersonate mediante lo scavo delle coppelle, sono presenti anche in Piemonte e in Valle d’Aosta. E secondo alcune dicerie locali, verrebbero ancora usate a tutt’oggi, dalle donne della zona”. A tutti gli effetti, l’area della Valcamonica è il più grande Parco Preistorico d’Italia e d’Europa.

Idee principali

Esistono diverse idee ed ipotesi sul "paleocontatto":
- L'uomo sarebbe il risultato di creazione guidata o esperimenti genetici condotti da extraterrestri sugli ominidi (che fino a quel punto si sarebbero evoluti naturalmente sulla Terra in concordanza con la Teoria di Darwin e dunque senza nessuna apparente contraddizione) al fine di farle evolvere in tempi rapidi: adattamento evolutivo e neocreazionismo dunque sarebbero veri entrambi. Il principale argomento a sostegno di questa idea è il tempo relativamente breve impiegato dall'Homo sapiens (300.000 anni) per giungere al livello mai raggiunto da altri organismi che esistono da centinaia di milioni di anni.

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La Via Lattea

- L'uomo avrebbe avuto contatti con extraterrestri sin dalle ere più antiche. Questi esseri sarebbero le divinità delle società antiche e sarebbero stati raffigurati in diversi dipinti ed opere d'arte, sia nell'antichità (egizi, maya, aztechi, popoli della Mesopotamia, romani) sia in epoca medioevale. Altri indizi sono celati in testi religiosi, come la Bibbia, o in opere di carattere storico. Dipinti rinascimentali e medievali, specie a carattere religioso, raffiguranti Dio, il Figlio e gli angeli, mostrerebbero in cielo delle navicelle spaziali, a volte addirittura con degli angeli guidatori.
- Il ritrovamento di OOPArt, ossia "oggetti fuori posto", in quanto "fuori dal tempo", che vedrebbero l'uomo e la sua tecnologia molto più antichi rispetto a ciò che l'archeologia canonica afferma.

A proposito di ipotesi, è da circa un anno che in rete gira questa foto:

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Questa rappresentazione del tutto "particolare" sarebbe stata ritrovata nel 2011 in una grotta della Valcamonica. Stando alle notizie che rimbalzano in rete questa pittura avrebbe circa 10.000 anni.

L'artefice di questa opera cosa avrà voluto rappresentare? I primi soggetti che balzano subito all'occhio la figura centrale,composata da due entità ben distinte, molto probabilemente un adulto che stà tenendo in braccio un bambino, con 5 dita antropomorfe, occhi grandi, canali nasali ben definiti e arti ablunghi, erano quelle le sembianze dei camuni 10.000 fa? Si tratta di una rappresentazione reale? Se si è più credibile quindi l'ipotesi del paleocontatto?

Altri aspetti interessanti sono i petroglifi che fanno da contorno alla figura:

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Tartargughe, serpenti, il Sole, la Luna e le stelle ma anche "strane" entità fanno la loro comparsa venendo dipinte mentre gettano una "polvere" all'interno di questo strano oggetto... forse il DNA?

Ma facciamo un passo in dietro, analizziamo la simbologia di queste figure:

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La dualità serpente-tartaruga è molto ricorrente ed ha un grande valore simbolico

Serpente

In tutte le civiltà tradizionali il Sepente è sempre stato un simbolo di grande rilievo. Solo nella Bibbia questo essere simbolico ha un aspetto negativo: egli è antitetico al Dio creatore e spinge Adamo ed Eva alla disobbedienza. Nella cultura cristiana è simbolo dell'astuzia che incita al peccato: la Vergine lo schiaccia sotto il piede.

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La Vergine Maria che schiaccia il serpente del peccato originale

Per gli Gnostici cristiani, invece, il serpente è il simbolo della conoscenza, della Gnosi: egli apre gli occhi ad Adamo ed Eva e li induce a disubbidire ai comandi del Dio creatore: un Dio geloso, arrogante, vendicativo, "ignorante" di tutto ciò che vi è al di sopra di lui. Mangiando il frutto dell'Albero della Conoscenza, essi conoscono la Verità: il Dio creatore è un Dio inferiore, un aborto generato da un turbamento del Pleroma, la realtà superiore emanata dall'Uno inconoscibile.
Nell'antico Egitto il Serpente era raffigurato nel copricapo del Faraone, sinonimo di Saggezza e Conoscenza.

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Il serpente arrotolato e addormentato è il simbolo di Kundalini

Nella filosofia dello Yoga indiano il serpente arrotolato e addormentato è il simbolo di Kundalini: La conoscenza addormentata che risiede alla base della colonna vertebrale. Con le tecniche Yoga essa viene gradualmente risvegliata e risale lungo la Shusumna attraversando i Chakra fino a giungere all'ultimo nodo alla sommità del capo. Essa risveglia i singoli Chakra e giunta al settimo completa il suo risveglio, portando l'individuo nello stato che viene comunemente definito realizzazione del sé o illuminazione.

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Il serpente divino Quetzalcoatl

In quasi tutte le civiltà dell'America precolombiana veniva adorato il Serpente Piumato. Questa divinità era adorata con nomi diversi da olmechi, mixtechi, toltechi, aztechi, maya e quichè. Era la divinità che aveva portato la conoscenza agli uomini. Presso gli Aztechi il suo nome era Quetzalcoatl ed era il Signore del Sapere. I Maya lo chiamavano Kukulkan, i Quichè Gukumatz. Quetzalcoatl insegnò agli uomini a misurare il tempo e capire le stelle e stabilì il corso dell’anno e delle stagioni; insegnò anche a coltivare il mais. Secondo la leggenda, Quetzalcoatl scomparve in cielo, ma un giorno ritornerà.
Nei Tarocchi troviamo il serpente nell'Arcano Maggiore dell'Eremita. Egli, simbolo della conoscenza, precede l'Eremita nel suo cammino verso l'illuminazione.

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Il Dio Mercurio veniva spesso raffigurato con in mano il caduceo

Il Dio Mercurio veniva spesso raffigurato con in mano il caduceo: due serpenti attorcigliati attorno ad un bastone. Questo stesso simbolo, prima che di Mercurio, era caratteristico di Ermete Trismegisto, il mitico personaggio che insegnò all'Umanità la via segreta alla conoscenza agli albori della civiltà. Il caduceo rappresentava la sintesi del sapere universale.
Concludendo possiamo affermare che il significato Tradizionale del simbolo del serpente è quello della Conoscenza Suprema, obiettivo finale di tutte le scienze esoteriche.
Tra le numerose sette gnostiche del II° secolo, gli Ofiti, detti anche Naasseni, veneravano specificatamente il Serpente.
Il Serpente era ritenuto elargitore agli uomini della conoscenza del Bene e del Male preclusa dal Dio del Vecchio Testamento, creatore del mondo, ma, ritenuto dalla Gnosi, inferiore al Dio supremo.

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Attraverso i millenni si reitera il culto universale della Dea-Madre

Secondo gli Ofiti, il Serpente era stato mandato da Sophia (la Sapienza) per convincere gli uomini a mangiare il frutto proibito della Conoscenza per rendersi conto di livelli divini ben superiori a quelli del loro creatore: il Serpente è colui che dà la Gnosis, la conoscenza illuminata del bene e del male; è il Serpente l’elemento positivo al quale rendere culto e rivolgersi come via per la salvezza. Una redenzione che può venire raggiunta, proprio con il disprezzo della carne, della materia, anche attraverso il libertinismo più perverso.
Nella loro Dottrina Il Serpente, il tentatore, appare nelle vesti del liberatore, di colui che solleva l’uomo al di là del bene e del male, al di là della "legge", al di là del Dio antico, nemico della libertà.
La maggior parte delle opere degli Ofiti sono state distrutte dalla Chiesa Cattolica e quel poco che sappiamo di loro è dovuto o a pochi ritrovamenti tra gli scritti di Nag Hammadi o a quanto scritto contro di loro dai Padri della Chiesa.
Nell'opera "Adversus Haereses (contro gli eretici)" di S. Epifanio troviamo la citazione di uno dei pochissimi scritti originali degli Ofiti che ci sono pervenuti:
"Noi veneriamo il Serpente, perché Dio ha fatto per suo mezzo la Gnosi per l’umanità. Ialdabaoth (il Demiurgo, che era il ‘dio degli ebrei’) non ha avuto rapporti con gli uomini e non ha alcuna connessione con la Madre o il Padre in alto. Fu il Serpente che, con la tentazione, ha portato loro la Gnosi; ha insegnato all’uomo e alla donna la completa conoscenza dei misteri dall’alto. Per questo motivo suo padre Ialdabaoth è impazzito di furore, e l’ha cacciato giù dal cielo".

In questa caso i serpenti riportati rappresentano con ogni probabilità il simbolo di Enki, quindi l'immagine sembra raffigurare la creazione dell'uomo da parte degli Anunnaki/Elohim, descrizione che troviamo sia nei testi sumeri che nella Bibbia.

Tartaruga

In molte culture la tartaruga è considerata punto di partenza dell' evoluzione, inizio della spiritualizzazione della materia.

Chaac è il nome della divinità Maya della pioggia. Con la sua ascia di luce Chaac colpisce le nuvole producendo fulmini e pioggia. Chaac corrisponde a Tlaloc per gli Aztechi.

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Secondo la tradizione questo dio dimorava nei cenotes, considerati una porta di ingresso all'inframondo.

Era una divinità particolarmente venerata tra i popoli di cultura Puuc, abitanti di zone caratterizzate da una carenza di precipitazioni.

Sue raffigurazioni si possono osservare in numerosi siti archeologici maya tra cui Uxmal, Sayil, Kabah e Chichén Itzá.

Iconografia 

Chaac è spesso raffigurato con un corpo umano coperto di squame di rettile o anfibio, con una testa non umana con delle zanne e un lungo naso penzolante. Spesso porta uno scudo e un'ascia di luce. Inoltre la tartaruga ha un importante significato simbolico nella cosmogonia maya, in quanto nutrice del dio del mais, origine della vita.

«La tartaruga, con il suo guscio tondo (simbolo geometrico del Cielo) che sormonta un carapace quadrato (simbolo geometrico della Terra), esemplifica la struttura cosmica . Per questo è un animale sacro sul cui guscio si leggono i Bagua (trigrammi dell'Yijing). Rinomata per la sua memoria e fedeltà, la tartaruga è simbolo per eccellenza di longevità, sia per il suo 'prendersela con calma' principio base di molte tecniche di lungavita sia perché la sua forma corporea esprime l'unione armonica tra il cielo e la terra» 

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«La tartaruga, con il suo guscio tondo (simbolo geometrico del Cielo) che sormonta un carapace quadrato (simbolo geometrico della Terra), esemplifica la struttura cosmica

L’animale “che vive nella melma” era anche il simbolo dell’attaccamento alla terra ma, poiché col suo guscio si poteva fabbricare uno strumento musicale a sette corde, era anche in grado di rallegrare il cuore. La funzione protettrice del suo guscio era già nota nei riti magici dell’antichità come difesa dalla grandine e dagli incantesimi.

Nell’arte e nella mitologia dell’antico Messico le tartarughe marine erano le cavalcature di mitici antenati.

In India la tartaruga (Kurma) era considerata la seconda personificazione del dio Vishnu.

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Presso le etnie dei Dogon e dei Barbara, in Africa, la tartaruga era il simbolo della volta celeste, di potenza, saggezza e avvedutezza ed era quindi tenuta in grande considerazione; in alcune aree del Camerun, gli “sgabelli di giustizia” erano a forma di tartaruga, perché si ritenevano così in grado di smascherare le bugie dell'interrogato.

Il Sole e la Luna 

Il Sole, adorato da quasi tutti i popoli antichi simboleggia la saggezza, l’amore e l’intelletto. In senso più ampio, il Sole rappresenta la parte maschile e si erge a simbolo dell’origine e della ragione che porta luce ove domina il buio e illumina l’intelletto.

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La Luna, invece, rappresenta l’oscurità e la mutabilità delle forme. Espressione del lato femminile, la Luna rappresenta la figura materna che si palesa con il suo movimento crescente e calante regolatore dei ritmi naturali. Il movimento della Luna si contrappone a quello del Sole in cui la sua dinamica è puramente assiale, seguendo la corrispondenza Sole-Spirito-Fuoco.

Precendentemente, in un altro articolo abbiamo trattato l'ipotesi del paleocontatto, nonostante gli innumerevoli significati simbolici, spiegazioni articolate il petroglifo rinvenuto nel 2011 è da prendere sul serio?

Ma la fantasia in questo caso ha preso il sopravvento, l'astuzia di chi ha diffuso questa "pittura" è a dir poco notevole, immagine  resa volutamente senza ombra di dubbio ricca di simboli, il problema è che questo ritrovamento è un clamoroso falso!

Poniamoci qualche domanda:

- Questa pittura dov'è stata ritrovata? Secondo le innumerevoli fonti, in una grotta in Valcamonica, ma non viene citata la località o comunque non viene fatto nessun riferimento al luogo del ritrovamento.

- In Valcamonica ma dove? Nessuno sa niente, non è stata individuata in nessuno degli otto parchi tematici riconosciuti.

- Esiste una foto della parte sulla quale è riportata? No non eisiste nessuna prova che confuterebbe realmente l'esistenza di questa raffigurazione, è possibile osservare solo l'immagine "riprodotta" da qualche programma grafico.

- E' una pittura o un incisione? Trattasi di una pittura, e non di un graffito, chi ha "diffuso" la notizia ha fatto una bella confusione!

- Chi la scoperta? Da nessuna fonte ufficiale è riportata questa notizia, nessuno si è mai fatto avanti per rivendicarne la paternità

Quindi possiamo catalogare questa immagine come una colossale bufala!

Conclusioni

Nel mondo vi sono innumerevoli petroglifi autentici ! Visitando il sito di Kivik, circa 80 chilometri a sud di Simrishamn, in Svezia, si notano, sulle pareti interne di un sarcofago di pietra dell’Età del Bronzo, cerchi e semicerchi, simboli di divinità simili a quelle della Valcamonica e sfere volanti. Ancora in Svezia, nei dintorni di Tanum, gli antichi abitanti dovrebbero essere stati testimoni di ripetuti avvistamenti di “sfere volanti” dotate di raggi abbaglianti. Immagini pressoché identiche sono state scoperte nei siti archeologici di Fuencaliente in Spagna, a Santa Barbara e presso Inyo County, in California (USA). Interessantissime sono le pitture rupestri dell’altopiano del Tassili, Sahara meridionale, in Africa. Qui, sono visibili da migliaia di anni, insieme a figure umane perfettamente stilizzate, altre “sagome” di creature vagamente umanoidi accompagnate da oggetti e sfere volanti di fogge e dimensioni diverse. Spostandoci più a est, nell’attuale Uzbekistan, uno sconcertante disegno rupestre mostra un astronauta in tuta spaziale sul quale campeggia, sospesa nel cielo dipinto sullo sfondo, una nave discoidale che ricorda gli attuali UFO. E ancora: in Australia, presso il distretto di Kimberley Ranges, nitide pitture rupestri ritraggono un Wondjina, l’essere sovrannaturale privo di bocca, con una specie di casco (altro riferimento agli “spaziali” della Valcamonica), su cui appaiono delle scritte (altri ricercatori lo interpretano come una “aureola fiammeggiante”). Alla sinistra dell’essere sono presenti anche sfere o cerchi (per lo studioso di Paleoastronautica Ulrich Dopatka appaiono come dei numeri 0) disposti rispettivamente in tre righe di 21, 24 e 17 per un totale di 62 cerchi, il cui significato rimane tutt'ora ignoto.

Tutt'oggi molti aspetti sono ancora da chiarire, per il momento accontentiamoci di questo!

Per chi volesse approfondire di più questa tematica può contattare direttamente il centro Camuno di Studi Preistorici

Fonti:

Fonte 1

Fonte 2

Spunti (aggiornati da noi)


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